Kodak Retinette 1B
Mio padre l’acquistò nel 1963 in occasione della mia nascita, tredici anni dopo divenne la mia prima amatissima macchina fotografica.
Era il 1976, comprai “Il libro della fotografia” un manuale di Andreas Feininger, costava 1500 lire, uno dei migliori acquisti della mia vita. Mi appassionai velocemente non solo alla tecnica ma soprattutto al linguaggio fotografico, che mi permise di vedere in modo diverso: imparai ad osservare e ad entrare in contatto con il mondo esterno, ogni cosa attirava la mia attenzione e anche quando non avevo la mia fedele macchina fotografica, mentalmente costruivo la giusta inquadratura, studiando i dettagli, l’insieme e l’equilibrio geometrico e cromatico.
Feci un corso di sviluppo e stampa in bianco e nero e questo mi permise di ampliare le potenzialità del mio hobby preferito: con un po’ di fatica ma con grande gioia riuscii a ricavarmi un piccolo spazio nello sgabuzzino per la camera oscura. Stavo le ore in quel piccolissimo spazio ad esplorare quel nuovo mondo e scoprirne i segreti e la magia.
Frequentai un negozio di fotografia e velocemente entrai nel gruppo dei fotoamatori, ero il più giovane e molto appassionato, questo mi permise di essere apprezzato e guidato da persone che avevano molti anni e più esperienza di me; divenni l’assistente di Sergio, il fotografo professionista proprietario del negozio. Feci ovviamente un notevole bagaglio di esperienza pratica soprattutto per matrimoni e cerimonie varie, questo settore non mi piacque molto ma mi consentì di maneggiare macchine prestigiose come Hasselblad, Leica, Rolleiflex e di guadagnare dei soldi che reinvestii sempre nel settore.
Iniziai a fare dei lavori personali retribuiti, nella fiducia che questa attività potesse diventare il mio lavoro, ma fin dall’inizio notai la mia difficoltà a soddisfare delle richieste esterne che condizionavano il modo di esprimere la mia creatività: volevo sentirmi libero di fotografare solo quello che mi piaceva, con i miei tempi e modalità, e questo, per me, non aveva prezzo…
Questo nuovo approccio conseguente ad una mia evoluzione introspettiva mi portò a vivere la fotografia in modo molto personale, divenne totalmente la mia espressione segreta: non partecipai a concorsi, non feci mostre, collezionai stampe e diapositive che pochissime persone potevano vedere.
Nel 1998 un tragico evento condizionò la mia vita: il suicidio della mia vicina di casa provocò un’esplosione e il conseguente incendio distrusse completamente l’appartamento dove vivevo insieme alla mia compagna.
Ne uscimmo feriti ma vivi per miracolo: inermi di fronte alla morte e al disfacimento di tutto quello che avevamo.
Nikon F2 Photomic
Questa macchina fotografica fu una delle poche cose che riuscii a salvare, per il resto andò tutto distrutto.
Vissi il trauma come un insegnamento della vita: la materia è relativa, effimera ed impermanente e la libertà risiede in questa consapevolezza.
Per diversi anni non fotografai più, le immagini che mi suscitavano emozioni le registravo nella mia memoria.
Con il tempo mi tornò il piacere di lasciare traccia delle mie osservazioni, acquistai una nuova attrezzatura e gradualmente mi adattai alla nuova tecnologia digitale. In questo rinnovato entusiasmo riaffiorò pure la passione per la produzione cinematografica, iniziai così anche lo studio della ripresa e del montaggio video.
Soprattutto iniziai a scrivere delle storie che avrei voluto raccontare con immagini in movimento.
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